Pubblicato su Giornotto maggio-giugno 2022
Si è svolto il 9 maggio scorso, presso il palazzo arcivescovile di Monreale, il convegno annuale della Scuola Teologica di base, promosso quest’anno in collaborazione con l’Ufficio Liturgico diocesano. L’incontro ha costituito quasi la tappa conclusiva per gli studenti e i docenti della STB, al termine di un anno intenso e ricco di proposte formative: infatti, oltre al ben collaudato Triennio base e al corso di approfondimento biblico sul Nuovo Testamento (in atto già da qualche anno), quest’anno ha visto la luce il nuovo approfondimento su “Evangelizzazione, pastorale e catechesi”, pensato in modo specifico per coloro che svolgono, o desiderano svolgere, il prezioso servizio di catechista. Nonostante la fatica dovuta all’acuirsi, nei mesi invernali, della pandemia che ha costretto a svolgere una parte delle lezioni a distanza, tutti i corsi sono andati avanti con regolarità, grazie all’impegno e alla capacità di adattamento di docenti e studenti. Si sentiva però l’esigenza di un momento unitario “in presenza” e il convegno ha costituito l’occasione propizia, colta dai numerosi partecipanti, per ritrovarsi ed anche per ringraziare Mons. Pennisi della sua vicinanza alla STB in questi anni di ministero episcopale a Monreale.
Il tema è stato scelto con l’intenzione di perseguire un duplice obiettivo: tenere viva la riflessione sulla ministerialità laicale, in un momento in cui si delineano nella Chiesa significative novità, quali l’istituzione del ministero di catechista e l’apertura alle donne dei ministeri del lettorato e dell’accolitato; approfondire ciò che costituisce la specificità femminile nella vita della Chiesa, partendo dalle radici bibliche, in modo da avviare una riflessione finalizzata ad una maggiore valorizzazione del ruolo della donna nella vita delle comunità ecclesiali, secondo le sollecitazioni offerte dal ministero di Papa Francesco, sollecitazioni richiamate da don Giacomo Sgroi, direttore dell’Ufficio liturgico diocesano, nel suo puntuale intervento introduttivo.
A svolgere la relazione è stata la biblista Emanuela Buccioni, una consacrata dell’Ordo Virginum della diocesi di Terni che, a partire dai racconti evangelici della Risurrezione, ha tracciato un gradevole ed interessante percorso sulle figure femminili citate negli scritti neotestamentari, soprattutto negli Atti degli Apostoli e nelle lettere paoline, facendo rivivere figure come Tabità, la discepola risuscitata da Pietro, che “abbondava in opere buone e faceva molte elemosine” (At 9,36), Febe, la diaconessa di Cencre ricordata da Paolo nella Lettera ai Romani (Rm 16,1), i coniugi Aquila e Prisca “collaboratori in Cristo Gesù” (Rm 16,3) e Andronico e Giunia “insigni tra gli apostoli” (Rm 16, 7); Trifena e Trifosa “che hanno faticato per il Signore” (Rm 16,12), ed ad altre donne che aprivano la loro casa alla comunità, condividevano i loro beni, assistevano i poveri ed evangelizzavano. La biblista ha sottolineato soprattutto quest’ultimo aspetto: una missione di annuncio affidata da Gesù a Maria di Magdala e alle altre donne recatesi al sepolcro al mattino di Pasqua e che rende le discepole prime testimoni della Resurrezione: «Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli…» (Mt 28, 10). Questo mandato missionario è stato vissuto da molte donne nelle prime comunità cristiane, anche se in modo non istituzionalizzato, come emerge dalle lettere autenticamente paoline che mostrano una realtà vivace, dove le donne avevano la possibilità di esprimere i propri carismi in varie forme, contrariamente alla fama di “misoginia” spesso associata alla figura dell’apostolo Paolo; le chiusure conservatrici, in realtà, non sarebbero proprie di Paolo, ma sarebbero subentrate in epoca post paolina, come diversi studiosi sostengono, nonostante qualche affermazione contenuta nelle Lettere, che urta la nostra sensibilità moderna e richiede però un’adeguata contestualizzazione.
Nel corso del convegno, la riflessione è stata inoltre arricchita dall’intervento di don Nicola Gaglio che ha presentato una carrellata di figure femminili presenti nei mosaici del nostro meraviglioso duomo; un viaggio affascinante, che si è concluso proprio col mosaico raffigurante Tabità che viene presa per mano dall’apostolo Pietro e rialzata dal suo letto di morte. L’immagine assume quasi un significato emblematico se proviamo ad attualizzarla e a riferirla alla tematica del convegno: è bello infatti vedere nel gesto di Pietro che risuscita Tabità restituendola alla sua missione benefica tra i credenti, l’indicazione della Chiesa di oggi che, sotto l’urgenza dei tempi, chiama le donne ad una rinnovata corresponsabilità ecclesiale.
Rosa Maria Scuderi
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