Carissimi fratelli e sorelle è bello ritrovarci insieme intorno alla mensa Eucaristica del Pane e della Parola con tutta la “compagnia” della Scuola di Teologia di Base. La chiamo così perché ciascuno, docenti e discenti, coordinatori e segreteria, camminate insieme nella compagnia di Dio che è Padre, Figlio e Spirito santo. Questo “camminare insieme con Dio”, è l’autentica sinodalità.
Per questo vi voglio ringraziare tutti e ciascuno. In particolar modo permettetemi di ringraziare la carissima Rosa Maria Scuderi che con intelligenza e dedizione, insieme ad un gruppo di persone generose e preparate, coordina e facilita il cammino di questa compagnia di studio.
1. Lo studio della Teologia, a me piace definirlo “immersione nel Mistero”, perché sarebbe ardito parlare di “comprensione del Mistero”. Infatti “comprendere” significa: contenere in sé, abbracciare, racchiudere e sappiamo che questa azione non è possibile con Dio così come avviene per altre scienze: si comprende la matematica, la letteratura o la storia…
Al mistero dell’Amore del Dio che si fa uomo ci si può solo affidare, in esso ci è consentito immergerci, appunto, con umiltà. Come avviene quando ci si immerge nelle acque del mare: pur entrandoci dentro esso rimane più vasto e sconosciuto di quel pezzettino nel quale ci si tuffa, anche se questo tuffarci ci offre un’esperienza nuova e maggiore di ciò che è il mare. Il Mistero di Dio, per quanto si sia reso accessibile con l’incarnazione del Figlio e con il dono dello Spirto santo, resta sempre a noi sconosciuto. Dall’esperienza dello studio autentico della teologia, si impara anzitutto che Dio si può solo amare, non certo comprendere. Ricorda San Paolo: «se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza … ma non avessi la carità, non sarei nulla». (1Cor,13,2).
2. Come ogni anno, dunque, scegliamo di incontrarci intorno alla Mensa Eucaristica anche per consegnare i diplomi di partecipazione a chi completa un tratto del cammino di studi. Lo facciamo perché, come insegna il Concilio Vaticano II, l’Eucaristia è «fonte e culmine di tutta la vita cristiana». Il Catechismo della Chiesa Cattolica, al numero 1324, lega insieme questa affermazione di Lumen Gentium 11 con l’espressione di Presbyterorum ordinis 5: «Tutti i sacramenti, come pure tutti i ministeri ecclesiastici e le opere di apostolato, sono strettamente uniti alla sacra Eucaristia e ad essa sono ordinati. Infatti, nella santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua». Questo accostamento ci permette di sostenere che allo stesso modo anche lo studio della Sacra Teologia è strettamente unito e ordinato alla Sacra Eucaristia: tutto ciò che studiamo e che possiamo dire di Dio, è qui sintetizzato, presente. L’eucaristia non comunica un sapere, ma ci trasmette una vita, un dinamismo che passa attraverso la marturya di Gesù di Nazareth. La studio della teologia è, dall’Eucaristia, pro-vocato alla testimonianza. Afferma San Tommaso D’Aquino nella Summa Theologiae: “La vita attiva con la quale uno, predicando e insegnando, comunica agli altri le verità contemplate è più perfetta della vita in cui si contempla soltanto, in quanto presuppone l’abbondanza della contemplazione. E così Cristo scelse questo genere di vita”.
3. Ecco allora carissimi/e in questa celebrazione vi rivolgo un invito facendo mio ciò che affermò Papa Francesco incontrando proprio una Scuola di Teologia: “Come persone [giovani] che studiano teologia, per i vostri coetanei e gli uomini e le donne di oggi siete testimoni dell’importanza di Dio nella vita e della pienezza che dona una fede vissuta. Sarà vostro compito di entrare in dialogo con un mondo dove sembra esserci sempre meno posto per la religione. Compito che condividiamo con tutti i credenti delle diverse religioni sapendo che rendere presente Dio è un bene per le nostre società”. La nostra STB è un investimento per il rinnovamento pastorale della nostra Chiesa diocesana
Di che cosa dunque siete testimoni? Ascoltando la pagina del Vangelo che la liturgia ci propone in questo mercoledì della seconda settimana di Avvento, direi che siete chiamati a testimoniare due caratteristiche del Dio di Gesù Cristo.
A. Anzitutto, siete chiamati e a dire con la vostra vita che Dio sceglie di farsi uomo per prendersi cura di tutte le nostre fatiche e per offrire senso e pienezza ad ogni vita: «Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò ristoro».
B. In secondo luogo, mostrate che essere discepoli di Gesù significa farsi carico di una fatica per stare alla scuola di un Maestro che guida al “ristoro”, allo star bene, alla vita buona, alla vita piena: «prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita».
Natale, per molti, è diventato un giorno orribile, forse il peggiore dell’anno. Questo a causa delle tante, troppe attese “a buon mercato” con cui abbiamo caricato questo mistero, riducendolo ad una festa della famiglia, dell’amore sdolcinato, delle luci soffuse, dei regali, delle buone azioni… Come faranno a vivere questo natale gli uomini, le donne e i bambini che vivono nell’indigenza…?
Dio si fa uomo per invitarci ad andare a Lui, a seguire lui e sceglierlo come maestro per una vita nuova. In preparazione al Natale, questa pagina di Vangelo (Mt 11,28-30) ci incoraggia, ci rassicura, ci rasserena. Andiamo a lui, facciamo di questo Natale un incontro con lui. Andiamo a lui, proprio perché affaticati ed oppressi, per trovare ristoro. Per questa ragione Dio si è fatto uomo: per diventare consolazione per chi non ne ha.
Dallo studio della Teologia e dalla celebrazione del Natale: siate testimoni di questa consolazione!
Maria Odigitria ci guidi su questa strada che a Lui conduce. Amen
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